giovedì 6 ottobre 2011

QUALCHE PAROLA SULL'ANIMA

L'anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno
possono passare senza di lei.

A volte
nidifica un po' più a lungo
solo in estasi e paure dell'infanzia.
A volte solo nello stupore
dell'essere vecchi.

Di rado ci da una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valigie
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
e anche questo non necessariamente,
poichè preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno alla chetichella.

E' schifiltosa:
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
E' presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.

WISLAWA SZYMBORSKA
in "La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009)"
Milano, Adelphi 2009
trad. Pietro Marchesani

mercoledì 15 giugno 2011

E arrivai a una piazza

E arrivai a una piazza.
Era un tramonto di settembre.
Qualche ragazzo giocava a pallone
in mezzo alla strada
e il rumore del pallone echeggiava
tra i muri alti.
Ed era una specie di casa.
E poteva essere stato
quasi qualsiasi posto.
E io calciai indugiando
indietro questo pallone.
Tra i muri echeggianti.

Lars Gustafsson

venerdì 20 maggio 2011

GIORNI

A che servono i giorni?
I giorni sono dove viviamo.
Arrivano e ci svegliano
Migliaia di volte.
Sono lì per farci felici:
Dove vivere se non nei giorni?

Ah, per sciogliere questo indovinello
Il prete e il dottore
Nei loro sottanoni
Corrono come pazzi.

PHILIP LARKIN, Giorni

sabato 12 febbraio 2011

Ogni caso

OGNI CASO

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E' accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E' accaduto non a te.

Ti sei salvato perchè eri il primo.
Ti sei salvato perchè eri l'ultimo.
Perchè da solo. Perchè la gente.
Perchè a sinistra. Perchè a destra.
Perchè cadeva la pioggia. Perchè cadeva un'ombra.
Perchè splendeva il sole.

Per fortuna là c'era un bosco.
Per fortuna non c'erano alberi.
Per fortuna c'era una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull'acqua galleggiava un rasoio.

In seguito a, poichè, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.

Dunque ci sei? Dritto dall'attimo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c'è fine al mio stupore, al mio tacere.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

da: Wislawa Szymborska, Vista con granello di sabbia, Milano, Adelphi, 1998
trad. Pietro Marchesani

giovedì 10 febbraio 2011

Una buona metafora

L'altra mattina tutto il Veneto si è svegliato sotto una fitta coperta di nebbia. Così, all'improvviso, dopo giorni di mattinate fredde ma serene, coi campi coperti di brina.
In autostrada, appena intensificato il traffico della giornata lavorativa, è successo il caos. Alla fine della giornata si sono contati due morti, diversi feriti, una sessantina di mezzi incidentati.
L'ultima volta che ho percorso l'autostrada con la nebbia ho provato una sensazione forte di pericolo. C'erano persone in automobile che viaggiavano indifferenti alla stessa abitudinaria e trasgressiva velocità dei giorni di sole, mettendo in forte perico se stesse e gli altri utenti del tratto Padova - Mestre.
Ho avuto come l'impressione che, più che di un eccesso di sicurezza, dovuto alla percezione di avere una automobile altamente affidabile, dotata di fari antinebbia superevoluti, sistema frenante di ultima generazione, riflessi iperreattivi da sciatore di discesa libera, si trattasse di semplice abitudine.
Come se l'abitudine portasse a non percepire una condizione rinnovata di pericolo, per cui si continua a viaggiare alla stessa velocità usata nella bella giornata di sole. Come se la nebbia non impedisse lo sguardo, non richiedesse automaticamente prudenza, attenzione per sè e per gli altri. Ed allora via, pigiando sull'accelleratore.
Mi è parsa una buona metafora di questi nostri tempi.

domenica 6 febbraio 2011

Inizio

"A perfect day for bananafish"... un piccolo omaggio a J. D. Salinger. Può andare, come inizio?